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Chi paga le accise sui carburanti

Fare rifornimento di carburante significa non solo acquistare benzina o gasolio, ma sovvenzionare spese politico-economiche sia recenti che lontane nel tempo. Per molti contribuenti l’acquisto di carburante è un processo meccanico e non é abitudine di tutti soffermarsi sul prezzo dello stesso. È bene invece essere a conoscenza del fatto che, quando facciamo benzina, essa pesa solo per un terzo su quanto andremo a sborsare, il resto sono un cumulo di tasse, accise e ovviamente l’IVA. Sono i cittadini quindi a pagare ogni anno milioni di euro in accise per sovvenzionare sia scelte nobili come ricostruzioni post-disastri ambientali, sia scelte politiche per lo meno discutibili.

Quali e quante sono le accise che pagano gli italiani
Le accise che paghiamo quotidianamente nel fare benzina sono ben 19, tanto basta a rendere il prezzo del carburante in Italia fra i più alti in circolazione. Come già accennato, sono tasse derivanti da svariate componenti e contesti. Dagli anni ‘30 ad oggi, si sommano nel tempo ricostruzioni, supporto e finanziamenti per operazioni belliche, finanziamenti per fini eco-sociali e per operazioni prettamente politiche.
Cercando di passarle tutte in rassegna, l’ideale é farlo utilizzando un ordine prettamente cronologico, dividendo per contesti di riferimento, dal momento che sul prezzo del carburante anche il fattore tempo ha il suo perché, dato che dopo quasi un secolo, finanziamo ancora diverse cose.

Le accise che gli italiani pagano per le guerre
Dividendole per categoria e partendo con le operazioni belliche, non si può non partire con quella che fra le accise è la più datata e che ancora oggi spreme gli italiani; si tratta di 0,0001 euro per finanziare la guerra in Etiopia, risalente al 1935-36. Altri 0,007 euro sono per l crisi di Suez del 1956. 0,106 euro per la guerra in Libano del 1983 e 0,0114 euro per la missione in Bosnia del 1996.

Le accise per distasti ecologico-ambientali
Fra le accise gravanti sul costo del carburante, occupano sicuramente una posizione più nobile quelle relative alla ricostruzione di zone distrutte da disastri ambientali o ecologici. Nello specifico, paghiamo con il carburante la ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963, la ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze del 1966, paghiamo la ricostruzione dopo il terremoto in Belice del 1968, del terremoto in Friuli del 1976, di quello in Irpinia dell ‘80 e del terremo dell’Aquila del 2009. Ancora, supportiamo Toscana e Liguria dopo l’alluvione di novembre 2011 e l’Emilia per la ricostruzione post-terremoto del 2012.

Accise socio-economiche
Infine, contribuiscono al prezzo finale del carburante consumato dagli italiani anche alcune tasse “politiche”; gravano i più recenti “decreto del fare” e “bonus gestori”. Così come il decreto “salva Italia” del 2011 e i costi per far fronte all’arrivo degli immigrati a causa della crisi libica, sempre del 2011, così come il finanziamento alla cultura. Più datate, le accise per l’acquisto di autobus ecologici del 2005 e per il rinnovo del contratto degli autoferrotranviari del 2004.